Questa è l'era dei social e della tecnologia ma anche di uno dei mestieri più antichi del mondo: la cucina e i suoi cuochi. Prima si cucinava per sfamarsi, poi per avere prestigio nelle alte corti e ora invece si cucina per avere dei like. Ma è proprio così nella realtà? Piatti immacolati, proporzioni perfette, luci che nemmeno Van Gogh per non parlare della quantità di prodotti usati in un piatto senza un giusto criterio.
Ecco io vorrei fare una piccola distinzione tra social e realtà. Io sono uno chef e prima di esserlo sono stato un cuoco, ora però per passione condivido sui social Il mio lavoro che spesso non è sempre rosa e fiori come potrebbe sembrare, io condivido attimi di vita lavorativa, frenetica, pesante e stressante che solo chi lavora in cucina può capire, ma nel mio piccolo cerco sempre di fare avvicinare quante più persone possibile a questo ambiente, per vederlo da dietro le quinte in modo da capire cosa si nasconde dietro le tende rosse. Perché dietro ogni piatto c'è uno studio di sapori, consistenze e tecniche ma non solo, c'è anche l'attenzione nell'uso dei prodotti e il loro costo.
Perché in ogni ristorante si deve calcolare il costo di ogni singolo piatto per poter avere un guadagno. Sui social io non faccio questo calcolo, tanto non lo devo vendere, non mi importa nemmeno di metterci il sale, tanto non lo deve mangiare nessuno, non mi frega nemmeno di risparmiare sulla granella di pistacchio, tanto non lo devo vendere al massimo me lo mangio io. Tanti di questi accorgimenti sono la differenza sostanziale tra chef e foodblogger. Ma è anche giusto che sia cosi, tra social e realtà c'è un abisso.
Lo chef considera il centesimo tra un prodotto ed un altro, il foodblogger controlla se le luci siano allo zenit, lo chef cerca di creare una ricetta bilanciata e saporita mentre il foodblogger si assicura che sia bello da vedere e appetitoso, lo chef durante il servizio ha a che fare con più comande contenenti lo stesso piatto cosa che il foodblogger non fa perché a lui ne basta uno e se poi si fredda pazienza, discorso che in un ristorante non è concepibile, lo chef durante il servizio cerca di decorare un piatto e renderlo presentabile ogni qualvolta viene ordinato mentre il foodblogger ne addobba uno a festa e quello si fa bastare e tutto questo lo chef lo fa con clienti che ti chiedono variazioni ai piatti, camerieri che ti portano quattro comande e danno il via ad altri sette tavoli, cuochi che ti chiedono di ripetere l'ordine che non hanno capito perché sulla piastra ci sono tre orate e die fiorentine che sfrigolano coprendo le voci, perché i rumori, quelli sono già coperti dalla cappa messa a tutta velocità per cercare di dissipare i costanti 50°c che ci troviamo ad affrontare in cucina, sia estate che inverno.
Ecco ci sono delle dinamiche differenti che si possono notare solamente se si riesce ad apprezzare sia un lavoro che un altro. Perché fare lo chef e fare il foodblogger sono due cose diverse, hanno a che fare entrambe con il cibo è vero ma le due strade se pur parallele si possono solamente avvicinare molto ma non si toccheranno mai. Quello che voglio provare a fare io è questo, far capire che il lavoro in cucina non è solamente una foto di un piatto ben presentato ma è la ricerca di qualcosa che va oltre il solo aspetto visivo, dietro ogni singolo ingrediente si nascondo sapori e profumi non solamente colori.