Vi siete mai chiesti come si facesse la spesa prima dell’avvento di mercati e supermercati? Semplice, si usciva di casa muniti di un cestino, forbici e tanta pazienza, ci si incamminava per un sentiero nel bosco, o una strada di campagna, in cerca di quello che sarebbe stato il pranzo o la cena. Occorreva conoscere e distinguere tra piante commestibili e non, e trovare i luoghi adatti a favorirne una crescita rigogliosa, così da consentire una raccolta sufficiente per sfamare la propria famiglia.
Al giorno d’oggi, con i ritmi frenetici della vita quotidiana, “perdere” 2-3 ore tutti i giorni per la raccolta e la trasformazione di queste erbe, pare impensabile; tuttavia, sarebbe utile approfondire i benefici che questa attività comporta e quanto gioverebbe a noi e all’ambiente. Questa pratica, un tempo quotidiana, è andata via via perdendosi e, soltanto adesso, sta tornando a far parte delle abitudini, soprattutto di coloro che vivono in ambienti rurali, con il nome di “Foraging”. Analizzando tra gli aspetti positivi di questa attività, è risaputo come la salute dipenda dall’ambiente circostante e alberi e arbusti determinino la qualità dell’aria. Inoltre, se consideriamo il concetto di salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, va sottolineato come la natura possa provocare effetti positivi sulla psiche, limitando pensieri e sensazioni negative. Inoltre, poiché la vita urbana contemporanea è spesso collegata ad uno stile di vita sedentario e stress cronici, raccogliere piante selvatiche rappresenta un’occasione perfetta per svolgere attività fisica e ricreativa, oltre a favorire i legami sociali fra individui.
Tuttavia, l’elemento essenziale di questa pratica è quello di elevare la qualità delle materie prime che consumiamo quotidianamente; le piante selvatiche commestibili, infatti, dal punto di vista nutrizionale, sono migliori rispetto agli ortaggi e alla frutta coltivati. E’ altresì vero, che vi sono coltivati validi, come quelli cresciuti secondo i principi dell’agricoltura biologica, biodinamica etc.. Purtroppo il mercato segue le richieste dei consumatori che sono sempre più affezionati alla cosiddetta frutta e verdura di plastica, bella, lucida e priva di imperfezioni, ma, allo stesso tempo, priva di elementi nutritivi, quali: sali minerali, vitamine e metaboliti secondari. Si coltiva puntando alla quantità, ad aumentare la resa per ettaro, alla grandezza del frutto, utilizzando qualsiasi metodo pur di arrivarvi.
Le piante definite “addomesticate”, in quanto selezionate dall’uomo nell’arco dei secoli per via della facilità di coltivazione, derivano da piante selvatiche; tuttavia, mentre le addomesticate non sono più in grado di sopravvivere senza il sostegno umano, le selvatiche sono del tutto indipendenti e si adattano alle diverse situazioni ambientali. La sopravvivenza delle piante addomesticate si verifica solo grazie all’utilizzo di fertilizzanti, concimi, erbicidi, pesticidi etc. e non più tramite un adattamento naturale, cioè indotto tramite la produzione di metaboliti secondari (o principi attivi). I metaboliti secondari venivano prodotti dalla pianta proprio in risposta ai fattori di stress esterni, siccità, gelo, raggi solari, attacchi di parassiti. Poiché, al giorno d’oggi, l’uomo pone rimedio a qualsiasi avversità, la maggior parte della frutta e della verdura presente nei nostri supermercati non ha avuto la necessità di produrre queste sostanze di difesa, così utili che ci permetterebbero di fare a meno di integratori e nutraceutici.
L’evoluzione, e con essa tutto ciò che ne deriva, è un fenomeno inevitabile, ma perchè escludere qualche uscita di casa per raccogliere erbe ricche di proprietà nutritive a costo zero? Oltre agli aspetti nutrizionali, anche le qualità organolettiche di piante cresciute o coltivate senza l’ausilio di mezzi chimici o meccanici, sono alquanto superiori. Ciò è dovuto all’effetto diluizione, più un ortaggio o un frutto è grande, maggiore il contenuto al suo interno è diluito, gravando sul suo profumo e sapore.
I primi pionieri infatti del nascente movimento del Foraging sono stati chef famosi che volevano che i propri piatti portassero con sé aromi più intensi e autentici di un determinato luogo, dove ogni singolo boccone fosse un viaggio nella natura incontaminata. Inoltre, la soddisfazione di creare piatti con ciò che abbiamo studiato meticolosamente prima e raccolto poi, è altrettanto appagante non trovate ?
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