MASTER FOOD & BEVERAGE - DIARO DI UNA STUDENTESSA

9 gennaio. Era un lunedì nebbioso quando, presa dal timore di tardare e di sbagliare una strada che in realtà conoscevo, impostavo frettolosamente il navigatore per raggiungere la sede piacentina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sarebbe stato il primo giorno del Master “Food and Beverage: gestione della ristorazione sostenibile”

Dentro di me aleggiava una sensazione di agitazione: una di quelle che ti porta a fremere perché non vedi l’ora qualcosa accada. Mi sentivo ansiosa, ma al contempo grata. 

Il viaggio di andata sembrava interminabile: percezione classica di chi attende una persona prima di un appuntamento… Solo che, in questo caso, l’appuntamento era con un nuovo percorso di studi e – posso dire a posteriori – con una versione di me che ancora sembrava nascosta. 

Si dice che, quando ci divertiamo e stiamo bene, il tempo vola: ne è testimone il fatto che, da quel lunedì, sono già passati ben tre mesi. Il master ha accolto me e i miei compagni a braccia aperte, donandoci delle grandissime opportunità di conoscenza e crescita. 

I giorni susseguivano senza che me ne accorgessi. Quando lessi per la prima volta il nome dei corsi, pensai che fossero lunghissimi e che avrei faticato a ricordarmeli per intero. Non solo sottovalutavo la mia memoria, ma anche quanto quei nomi racchiudessero. Le lezioni sono state tante, le giornate piene. Se dovessero chiedermi di descriverle con un solo aggettivo però, non esiterei a scegliere “interessanti”: ogni giorno scaturivano in me curiosità e voglia di saperne sempre più sull’argomento. Ho imparato tante cose, molte delle quali reputavo per me impossibili… ma l’impossibile non esiste, siamo solo noi ad imporci dei limiti fasulli. 

Tra le cose che più mi hanno entusiasmata è sicuramente presente il metodo del “learning by doing”, un approccio dove si impara facendo. Il continuo confronto e gli esercizi pratici per farci apprendere ciò che trattavamo erano all’ordine del giorno. Non eravamo semplici vasi da riempire di informazioni passive con distacco professionale. Eravamo menti pensanti, con una formazione che portava ad avere prospettive diverse, dando vita ad un bellissimo arcobaleno, in cui la medesima cosa poteva essere vista sotto colori e sfumature diverse.

Praticità supportata da un susseguirsi di incontri ed uscite, mirati a regalarci una visione più ampia di ciò che è la realtà lavorativa. Molteplici sono state le persone e le aziende che hanno collaborato. Mi è stata regalata l’opportunità di vedere come si lavora in vari settori produttivi – da piccole medie imprese come una piccola pasticceria e gelateria artigianale, una cioccolateria e un’acetaia, a grandi aziende di prodotti di IV gamma e di salmone affumicato - ; ma ancor prima quanto siano i valori a fare la vera differenza. Sono rimasta affascinata da chi faceva dell’umanità le fondamenta delle proprie scelte imprenditoriali, accantonando quanto possibile la convenienza. Ho potuto apprendere il valore del tempo, variabile essenziale sia quando deve essere minimizzato per garantire la freschezza di un alimento, sia quando solo il suo scorrere lento può garantire la qualità di un prodotto. Come comun denominatore, è necessario citare la passione che li smuove costantemente. Quella scintilla ardeva nel luccichio dei loro occhi.

È possibile trovare un maestro in qualunque individuo si ponga sul nostro cammino, basta solo saper osservare. 

Concludo questo primo modulo con un nuovo bagaglio e con la consapevolezza che nuove esperienze arriveranno. Io non vedo l’ora di meravigliarmene e di accoglierle con gratitudine.

Francesca Micheli

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Su Pillonet dal: Aprile 19, 2023
Questo articolo è stato scritto da: Francesca Micheli
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Questa illustrazione è stata realizzata da Questa illustrazione è stata realizzata da Giorgia Iacobelli
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